Flavio Anicio Olibrio (Zeno e Pariati), Venezia, Pasquali, 1744

 ATTO SECONDO
 
 Campo Marzio trionfalmente addobbato con trono e con magnifico ponte sul Tevere.
 
 SCENA PRIMA
 
 RICIMERO, PLACIDIA e TEODELINDA, un TRIBUNO, romani, goti, eccetera
 
 CORO
 
    Viva, viva. Or tutti inonda
 la gran gioia i nostri cori.
 
 RICIMERO
 
440   Abbiam vinto; e più gioconda
 Roma applauda a’ nostri onori.
 
 TEODELINDA
 
    Esca il Tebro e su la sponda
 lieto inchini i regi allori.
 
 CORO
 
    Viva, viva. Or tutti inonda
445la gran gioia i nostri cori. (Ricimero, Placidia e Teodelinda vanno a sedere sul trono)
 
 IL TRIBUNO
 Monarca invitto, il cui valor dà leggi
 al destino de’ regni,
 Roma va più superba
 di un vincitor sì illustre. In te risorta
450di que’ suoi primi eroi, che fur del mondo
 tema e stupor, vede la fama e il grido.
 Gode di esser vassalla
 ad un braccio sì forte e sì guerriero;
 e per cesare suo vuol Ricimero. (Si profonda il ponte e n’esce la reggia del Tevere)
 IL TEVERE
455Io, cui non d’alghe o d’onde
 ma di lauri e di spoglie alto tributo
 recano i mari, le provincie e i regni,
 re de’ fiumi del Lazio, anzi del mondo,
 chi ’l crederebbe? ora il maggior mio vanto
460al mio servaggio ascrivo.
 Ricimero, a te servo,
 a te che dall’estremo
 confin dell’Orse a stabilir venisti,
 re possente e guerriero,
465su le mie sponde un più felice impero.
 Prendine, egli è ben giusto,
 l’aureo diadema. Oggi ’l tuo crin vi rechi
 novi ornamenti; e Ricimero, il grande,
 con migliore destino,
470regni sul soglio, in cui regnò Quirino.
 IL TRIBUNO
 
    Dell’eroe più fortunato,
 cerchio aurato,
 ornerai le auguste chiome.
 
    Poi minor nol troverai
475del suo grado o del suo nome.
 
 RICIMERO
 Romani, udite. Anche fra’ Goti ha regno
 generosa virtù; né sempre in essi
 fiero è l’istinto, ambizioso il core.
 Ecco de’ miei trionfi e de’ miei voti
480tutto il fasto e la gloria.
 Sì, in Placidia vi addito
 la vostra augusta. A lei si deve, a lei
 l’aureo diadema. Or di mia man tu il prendi,
 illustre principessa,
485e ne corona il crin. Più lieti intanto
 spargano dalla fronte
 i tuoi popoli e i miei l’alma giuliva;
 e ti acclamino augusta i loro viva.
 CORO
 
    Viva, viva.
 
 TEODELINDA
490Donator generoso!
 PLACIDIA
 Invitto re, del tuo gran cor mi è forza
 ammirar la virtù; ma non ti aggravi
 se i tuoi doni rifiuto.
 Io nudrirei brame superbe? Io augusta
495allor sarei che piange
 il suo antico splendor Roma cattiva?
 Perdonami. A Placidia
 tal fasto o tal viltà mai non si ascriva.
 CORO
 
    Viva, viva.
 
 RICIMERO
500(Magnanimo rifiuto!) A miglior tempo
 risolverò...
 
 SCENA II
 
 OLDERICO e i suddetti
 
 OLDERICO
                       Sire, t’invita il cielo
 a novelli trofei. Dall’oriente
 Olibrio a noi ritorna e seco guida
 numerose falangi. Omai da lunge
505veggonsi all’aure sparsi
 i romani vessilli.
 RICIMERO
 Ritorna Olibrio! Ad incontrar si vada,
 come chiede il suo grado e l’amor mio,
 ospite così degno.
510Principessa, ti appresta
 ad oggetto sì caro. Omai dagli occhi
 ti sfavilla il contento.
 Nol simular.
 PLACIDIA
                          Pende dal cielo ogni opra.
 RICIMERO
 Andiam; ma a cieca speme invan ti affidi.
 PLACIDIA
515Il dubbio evento è a maturar vicino.
 TEODELINDA
 (Misera! Non sa ancora il suo destino).
 
 SCENA III
 
 OLDERICO
 
 OLDERICO
 Ecco, a novi cimenti
 Marte m’invita e non gli teme il core.
 Così il misero avesse
520forze per non temer quelli di amore.
 
    Amor solo con l’arco di un ciglio
 mi assalì, mi disarmò.
 
    E il mio core nel grave periglio
 mi tradì, mi abbandonò.
 
 Fuga di camere con appartamenti interni.
 
 SCENA IV
 
 OLIBRIO e FEDELE
 
 OLIBRIO
 
525   Aure beate,
 perché spirate
 dall’idol mio,
 aure di amor, pur vi respiro anch’io.
 
 Vi sento, o d’alma amante,
530al lieto palpitar, teneri sensi.
 La mia Placidia a me qui volge il passo.
 FEDELE
 E seco è Teodelinda.
 OLIBRIO
                                        I nostri affetti
 certi son di sua fede.
 FEDELE
 Ma più l’unisce a Ricimero il sangue
535che a te il dover.
 OLIBRIO
                                 Cauto rifletti. In quella
 stanza più chiusa agli occhi altrui mi celo.
 FEDELE
 Preveggo inciampi.
 OLIBRIO
                                      Avrem propizio il cielo. (Si ritirano nel gabinetto)
 
 SCENA V
 
 PLACIDIA e TEODELINDA
 
 PLACIDIA
 Amica, io non m’infingo.
 Ho vicino il mio Olibrio e ne ho contento.
 TEODELINDA
540E perché l’hai vicino, io ne ho spavento.
 PLACIDIA
 Intendo, ei vien nimico; e Teodelinda
 teme per Ricimero.
 TEODELINDA
 Temo per te. Può il mio real germano
 punir nel suo rivale i tuoi disprezzi.
 PLACIDIA
545Non è un facil trionfo Olibrio armato.
 TEODELINDA
 Ma un facile trionfo è Olibrio amante.
 PLACIDIA
 Amando un cor più ardisce.
 TEODELINDA
                                                     E più si arrischia.
 PLACIDIA
 Amore in lui la gloria sua difende.
 TEODELINDA
 Così speri anche il tuo. (Ma non m’intende).
 PLACIDIA
 
550   Col tuo
                    timor...
 TEODELINDA
    Col mio
 
 PLACIDIA
 
 Tu vieni a spaventar la mia costanza.
 
 TEODELINDA
 
 Più saggia si può far la tua costanza.
 
 PLACIDIA
 
    Ah, poco sa goder
 amor senza speranza.
 
 TEODELINDA
 
555   Ah, troppo fa temer
 amor con la speranza.
 
 PLACIDIA
 Vien Ricimero.
 TEODELINDA
                               E cinto
 da’ suoi guerrieri alle tue stanze ei viene.
 PLACIDIA
 Non partir, Teodelinda. (È in pena il core).
 TEODELINDA
560Son qui (ma non per te; mi ferma amore).
 
 SCENA VI
 
 RICIMERO con guardie e le suddette
 
 RICIMERO
 Soldati, ad ogni passo
 l’uscir si vieti.
 PLACIDIA
                             (A che tal cenno?) Amica,
 deh, non partir.
 TEODELINDA
                                Son teco.
 RICIMERO
 Placidia, impaziente
565a te vien l’amor mio. L’ami? O il rifiuti?
 PLACIDIA
 È questo, o Ricimero,
 il promesso rispetto? Armato vieni
 nelle mie stanze?
 RICIMERO
                                   Ove a’ miei danni ha tese
 insidie il tradimento,
570ho meco le vendette e le difese.
 PLACIDIA
 Qui tradimenti? Eh, che a Placidia basta
 punir gli affetti tuoi col disprezzarli.
 TEODELINDA
 (Deh, tempra l’ire. Al vincitor tu parli). (A Placidia)
 RICIMERO
 Nel tuo Olibrio vicin temer dovresti.
 PLACIDIA
575Non convien minacciarlo
 fra queste mura. Incontro
 vagli nel campo; ivi ’l combatti, il vinci.
 RICIMERO
 Assai più che nel campo, io qui lo temo.
 TEODELINDA
 E il teme nel tuo cor. (A Placidia)
 PLACIDIA
                                          S’ei del mio core
580gli contende i trofei, (A Teodelinda)
 disperata è l’impresa; e vinto sei. (A Ricimero)
 RICIMERO
 Vinto? Dirai così, quando tu stessa
 lo vedrai ne’ miei ceppi?
 PLACIDIA
 Ten vanti in Roma; ed egli
585ti attende al campo. Eh, vanne.
 TEODELINDA
 Vanne. La tua possanza Olibrio senta.
 RICIMERO
 E di essermi rival tema o si penta.
 PLACIDIA
 L’inutile dimora
 tradisce i fasti tuoi.
 TEODELINDA
                                      Né parti ancora?
 RICIMERO
590Addio.
 PLACIDIA
                (Respira, o cor).
 RICIMERO
                                                Ma pria la vita
 mi si assicuri in Roma.
 TEODELINDA
 Fia giusto.
 RICIMERO
                       In questa reggia
 mi si tendono insidie.
 PLACIDIA
 Insidie?
 RICIMERO
                   E in questi alberghi
595l’odio le occulta ed il furor le regge.
 PLACIDIA
 Mi fa torto l’accusa.
 RICIMERO
                                      E pur non mento.
 PLACIDIA
 E capace son io di tradimento?
 RICIMERO
 La tua fama ne assolvo.
 Ma permetti ch’io possa...
 PLACIDIA
                                                  Io te ne prego.
600V’entrino i tuoi. Le più riposte parti
 s’aprano al loro sguardo.
 RICIMERO
                                               E s’ivi l’empio
 si occulta...
 PLACIDIA
                       Ivi si sveni.
 TEODELINDA
 (Misera!)
 PLACIDIA
                     E col suo sangue
 purghi la gloria mia. Per abborrirti
605aver core poss’io, non per tradirti.
 RICIMERO
 Guerrieri, ite e feroci
 colà vi aprite il passo.
 PLACIDIA
                                          Il vostro acciaro
 punisca i tradimenti.
 RICIMERO
 Arrestate il fellone...
 PLACIDIA
                                        E l’uccidete.
 
 SCENA VII
 
 OLIBRIO, FEDELE e i suddetti
 
 OLIBRIO
610Indietro, anime vili, o morirete.
 PLACIDIA
 (Qui Olibrio? Oh stelle!)
 TEODELINDA
                                                (Il caro ben si salvi).
 OLIBRIO
 Non è sì lieve impresa (Si avanza)
 il rintuzzar di questo braccio i colpi.
 FEDELE
 Io l’uscio sosterrò. (Su l’uscio)
 RICIMERO
                                     Perfido! E quale,
615qual difesa avrai tu da un mio comando?
 PLACIDIA
 Il petto di Placidia.
 OLIBRIO
                                      Ed il mio brando.
 RICIMERO
 Placidia, in lui difendi
 quel traditor...
 OLIBRIO
                              Falso è il tuo labbro.
 FEDELE
                                                                     (Oh dei!)
 OLIBRIO
 Son duce e son roman.
 RICIMERO
                                            Ma Olibrio sei.
 OLIBRIO
620Questo nome sol basti
 le tue accuse a smentir.
 RICIMERO
                                             Non basti, iniquo,
 a torti all’ire mie. Fidi, ubbidite.
 OLIBRIO
 Chi verrà primo?
 RICIMERO
                                   E il perfido romano
 sugli occhi di Placidia...
 TEODELINDA
                                             Ah no, germano.
625Il tuo rival ti giovi
 prigionier più ch’estinto.
 RICIMERO
                                                A me si renda
 dunque il superbo o qui la morte attenda.
 PLACIDIA
 Quanto mi costa, o prence,
 il tuo disubbidir!
 OLIBRIO
                                   Perdona, o cara,
630errai per troppo amarti.
 TEODELINDA
 E il renderti prigion ne sia la pena.
 OLIBRIO
 Io tal viltà! Morrò pria forte.
 PLACIDIA
                                                      Ah frena,
 frena il nobile ardir. Cedi, se m’ami.
 FEDELE
 Lascia guidarti al tuo destino.
 TEODELINDA
                                                        E spera.
 RICIMERO
635Che più s’indugia?
 PLACIDIA
                                      O morrò teco o cedi.
 RICIMERO
 Cedi quel ferro e ne’ miei ceppi, indegno,
 conto mi renderai del tuo disegno.
 OLIBRIO
 Per pietà del tuo amore (A Placidia)
 cedo, o mio ben; ma ne’ tuoi ceppi ancora
640tutta sfido, o crudel, la tua possanza. (A Ricimero)
 Ecco, disarmo il braccio
 del ferro mio; né per timore il rendo;
 né il rendo a te. Placidia,
 nella tua man ch’è l’arbitra sovrana
645del mio fato, il depongo. E tu, che or solo
 sai non temermi o forse ancor mi temi,
 da’ grazie alla tua sorte
 e n’usa a tuo piacer.
 RICIMERO
                                       In tale stato
 sfoga pure il tuo duol. Fingi costanza.
650Da prigionier tu parli; ed io ti ascolto
 da vincitor. Ben custodito omai
 nella prigion col suo Fedel si guidi.
 FEDELE
 (Oh sventure!)
 TEODELINDA
                               (Oh speranze!)
 PLACIDIA
                                                             (Oh cieli infidi!)
 OLIBRIO
 
    Cara beltà, chi sa,
655chi sa, luci adorate,
 se più vi rivedrò?
 
    Ripien dell’amor mio,
 da voi l’ultimo addio
 prender vorrei ma con qual cor non so.
 
 SCENA VIII
 
 RICIMERO, PLACIDIA e TEODELINDA
 
 PLACIDIA
660Prence infelice... Oh dio! Mi è tolto ancora
 il potermi doler.
 RICIMERO
                                 Tu fai, Placidia,
 troppa forza al tuo cor. Lascia ch’ei rompa
 tutti gli argini al pianto
 e inondi in libertà le gote e il seno.
 TEODELINDA
665(Spunta dall’altrui fosco il mio sereno).
 PLACIDIA
 Re tiranno, compisci
 la tua vendetta. Anche Placidia attende
 i tuoi ceppi. Che fai?
 TEODELINDA
 S’ami ’l tuo Olibrio, il cieco duol correggi.
 RICIMERO
670Teodelinda, all’ingrata
 del suo destin tu recherai le leggi.
 TEODELINDA
 Pendo da’ cenni tuoi.
 RICIMERO
                                         Poter sovrano
 su la vita ho di Olibrio.
 Placidia voglio mia. L’empia mi sprezza.
675Ma punirò, e lo sappia,
 con la morte di lui la sua fierezza.
 
    Amar non mi sa l’empia?
 Mi sappia almen temer;
 
    avrò nel mio furore,
680se non potrò in amore,
 il mio piacer.
 
 SCENA IX
 
 PLACIDIA e TEODELINDA
 
 PLACIDIA
 Barbaro... Ah, Teodelinda,
 chiedo aita e consiglio.
 Il mio sposo è in periglio.
 TEODELINDA
685Che far posso per lui, se tu lo uccidi?
 Ama tu Ricimero e Olibrio è salvo.
 PLACIDIA
 Pria che l’iniquo, amerò ceppi e morte.
 TEODELINDA
 Ed Olibrio morrà.
 PLACIDIA
                                    Morrà il mio sposo?
 TEODELINDA
 Ma da te condannato e dal tuo amore.
690Per pietà sii infedel.
 PLACIDIA
                                        Povero core!
 TEODELINDA
 Scegli ’l minor fra due gran mali.
 PLACIDIA
                                                              Oh dio!
 Perché non ami, il mio dolor non credi.
 TEODELINDA
 Parli così, perché tu il mio non vedi.
 Pur risolver convien.
 PLACIDIA
                                         Deh, pria m’impetra
695fra’ ceppi il riveder l’idolo mio.
 La vista de’ suoi mali
 sarà stimolo forte alla pietade.
 TEODELINDA
 Tutto farò; del mio real germano
 vincerò le ripulse. A lui mi affretto.
700(Ma parto con l’idea di un gran diletto).
 
    Riposa nel mio amor,
 da’ pace al tuo dolor
 su la mia fede.
 
    (Ma della mia pietà
705un gran piacer sarà
 dolce mercede).
 
 SCENA X
 
 PLACIDIA
 
 PLACIDIA
 Cor mio, non ti agitar. Per poco obblia
 i tuoi mali presenti. Al caro bene,
 questa sia la tua spene, or ora andrai
710e là sugli occhi suoi risolverai.
 
    Luci belle,
 fra le torbide procelle
 sol con voi mi reggerò.
 
    Cari lumi,
715voi miei numi e voi mie stelle
 nel naufragio invocherò.
 
 Parte rimota della citta con torre sul Tevere.
 
 SCENA XI
 
 RICIMERO e OLDERICO
 
 OLDERICO
 Olibrio in tuo poter?
 RICIMERO
                                         Tratto la sorte
 ha ne’ miei ceppi un sì rival temuto.
 Quella torre il racchiude; e da’ miei lumi
720ne volle il testimon l’alma gelosa.
 OLDERICO
 Parmi al funesto avviso
 posta in fuga e in terror l’oste nimica.
 RICIMERO
 Ma la prospera sorte
 non ci renda men cauti. Uopo è ch’il campo
725me suo duce rivegga e l’arme appresti
 al romano vicin. Tu qui rimanti;
 e alla tua cura il prigionier consegno.
 OLDERICO
 Non temerne, mio re.
 RICIMERO
                                          Resta; e mercede (A Teodelinda che sopraviene)
 tu, germana, sarai della sua fede.
 
 SCENA XII
 
 TEODELINDA e i suddetti
 
 OLDERICO
730L’alto favor...
 TEODELINDA
                           Mio sire,
 il timor di Placidia
 principia i tuoi trionfi.
 RICIMERO
                                            Avrò il suo nodo?
 TEODELINDA
 Pria ti richiede al prigionier l’ingresso.
 RICIMERO
 No, non lo speri. Al mio rival non voglio
735con l’uso d’un piacer crescer l’orgoglio.
 TEODELINDA
 Disperar non la dei.
 RICIMERO
 Qual pro, se vi acconsento?
 OLDERICO
                                                    Anzi qual danno?
 RICIMERO
 Diasi ’l favor. Placidia
 vegga il prigion.
 TEODELINDA
                                 Ma senza me nol vegga.
740Me presente gli parli; e me presente
 lo disponga a soffrir la tua fortuna.
 RICIMERO
 Quanto deggio al tuo zel! Placidia venga.
 Sinch’io torni dal campo e fia ben tosto,
 prence, adempi il voler di Teodelinda.
745E tu, cara, ove puoi,
 servi al mio cor. Prega; consiglia; adopra
 l’arte, il poter, l’ira, l’affetto; e quando
 nulla giovi a placar beltà ostinata,
 fa’ che cada il rival. La legge è questa.
750Olibrio o senza amante o senza testa.
 
 SCENA XIII
 
 TEODELINDA e OLDERICO
 
 TEODELINDA
 Principe, a me qui tosto
 guidisi il prigionier. Piacciagli un’ombra
 di libertà; né bagni
 il pianto di Placidia i ceppi suoi.
 OLDERICO
755Tanto farò; ma poi...
 
    Prometti?...
 
 TEODELINDA
 
                            Gli affetti.
 
 OLDERICO
 
 Non dico di più.
 
    Non cerco mercede.
 Amar sol per fede
760è amar per virtù.
 
 SCENA XIV
 
 TEODELINDA, poi PLACIDIA e poi OLIBRIO e FEDELE dalla torre
 
 TEODELINDA
 Cor mio, pende di Olibrio
 la libertà e la vita
 da’ cenni tuoi. Tutto è disposto. Ei dunque (Una barchetta sul Tevere si ferma appiè della torre)
 viva, si salvi; a me si salvi; e m’ami.
765Ti sento; del tuo foco a che mi spargi,
 vergogna intempestiva, il core e ’l volto?
 Parti. A tempo non sei. Più non ti ascolto.
 PLACIDIA
 Amica Teodelinda,
 il mio ben rivedrò?
 TEODELINDA
                                      Né dal tuo sguardo
770n’è lontano il piacer. Ma pria qui attendi.
 Gran duce, a te da’ ceppi
 pietà d’alma reale il piè discioglie.
 Ti rende al giorno e alla prigion ti toglie.
 OLIBRIO
 Pietade in Ricimero?
 TEODELINDA
                                          A te, Placidia,
775ei pur concede il sospirato oggetto.
 FEDELE
 Oh speranza!
 PLACIDIA e OLIBRIO
                            Oh diletto!
 TEODELINDA
 Tanto per te fa un re sprezzato.
 PLACIDIA
                                                           E giusto.
 TEODELINDA
 Tanto per te un rivale.
 OLIBRIO
                                           E generoso.
 TEODELINDA
 lo ve ne son ministra.
 PLACIDIA
780Pegno di tua amistà.
 TEODELINDA
                                        L’uso a voi resti
 de’ doni suoi.
 PLACIDIA
                            Lieti momenti.
 OLIBRIO
                                                          E cari.
 TEODELINDA
 Ma pria ch’io vada, a lui
 recar deggio in mercede
 di sua pietà...
 PLACIDIA
                            Che?
 OLIBRIO
                                        Di’.
 TEODELINDA
                                                  La legge è questa.
 PLACIDIA
785Qual?
 OLIBRIO
               Parla.
 TEODELINDA
                            O la tua mano (A Placidia) o la tua testa. (Ad Olibrio. Teodelinda si ritira alquanto)
 FEDELE
 Crudelissima legge!
 OLIBRIO
 La tua man?
 PLACIDIA
                          La tua testa?
 OLIBRIO
 Questa è pietà?
 PLACIDIA
                                Questa è amicizia?
 OLIBRIO
                                                                     (Oh dono!)
 PLACIDIA
 (Oh favor!)
 TEODELINDA
                        Risolvete.
 OLIBRIO
790Va’, Teodelinda, a Ricimero e digli...
 TEODELINDA
 Che tu morrai...
 PLACIDIA
                                No, digli...
 TEODELINDA
 Che sua sposa sarai...
 OLIBRIO
                                          No, mio tesoro. (A Placidia)
 Se tu sei sua...
 PLACIDIA
                             Se tu di morte...
 A DUE
                                                             Io moro.
 FEDELE
 Nobile amor!
 TEODELINDA
                            Risolver dessi e tosto.
 PLACIDIA
795Deh, cara...
 TEODELINDA
                        E che far posso?
 PLACIDIA
 Salvar l’idolo mio.
 TEODELINDA
 Col tradir Ricimero?
 FEDELE
 Lo assolvi nella fama,
 se il tradisci in amor.
 PLACIDIA
                                          Pietà. Ten prego.
 TEODELINDA
800(Ecco il momento, o core).
 Orsù, vo’ consolarti.
 Viva il tuo eroe. Rieda al suo campo ed abbia
 e vita e libertà da Teodelinda.
 FEDELE
 (Respiro).
 PLACIDIA
                      O generosa!
 OLIBRIO
805Tanta bontà...
 TEODELINDA
                            Vanne, ti affretta e fuggi.
 PLACIDIA
 Più non tardar.
 TEODELINDA
                               Sol prima
 giura adempir di Teodelinda un voto.
 PLACIDIA
 Qual fia?
 TEODELINDA
                    Vo’ la sua fede e poi lo sappia.
 OLIBRIO
 Ma se il mio onore...
 TEODELINDA
                                        Ei ne rimane illeso.
 OLIBRIO
810Vuoi che per Roma?...
 TEODELINDA
                                           Il tuo valor la sciolga
 dal gotico servaggio.
 OLIBRIO
 Che contra i tuoi?...
 TEODELINDA
                                       S’armi la destra invitta
 e combatta e trionfi.
 OLIBRIO
 Che a Ricimero io ceda
815gli affetti di Placidia?
 TEODELINDA
 Resti ella pure in libertà di amarti.
 PLACIDIA
 Più non temer. Tutto prometti e parti.
 OLIBRIO
 È in mio poter?
 TEODELINDA
                                Da te sol pende.
 OLIBRIO
                                                               Or chiedi.
 Salvo il mio onore e l’amor mio sicuro,
820su la mia fede e per Placidia il giuro.
 PLACIDIA
 Parla.
 FEDELE
              E ti affretta.
 TEODELINDA
                                       Or non è tempo. In questo
 foglio espresse vedrai le oneste brame.
 Prendilo, l’apri e il leggi
 ma solo allor che sarai giunto al campo.
 OLIBRIO
825Ubbidirò.
 FEDELE
                      Ma come uscir di Roma?
 TEODELINDA
 A me Olderico. (Verso le guardie)
 PLACIDIA
                                (Io temo ancor).
 TEODELINDA
                                                                Quel legno
 di finti pescatori
 per cenno mio colà ti attende e teco
 verrà Fedel.
 OLIBRIO
                         Fa’ che Placidia ancora...
 TEODELINDA
830L’amor di Ricimero in te già offeso
 si rispetti in Placidia.
 Torgli Olibrio è pietà, lei è perfidia.
 
 SCENA XV
 
 OLDERICO e i suddetti
 
 OLDERICO
 Pronto mi trova un tuo comando.
 TEODELINDA
                                                              E grata
 mi avrà pur la tua fé. Prendi. Al germano,
835quando ei torni dal campo,
 reca il foglio ben chiuso.
 OLDERICO
                                               Intesi.
 TEODELINDA
                                                              Resti
 la cura a me del prigionier.
 OLDERICO
                                                    Dipende
 dal tuo cenno il suo fato.
 TEODELINDA
 Quanto caro mi sei!
 OLDERICO
                                       Parto beato. (Si parte)
 PLACIDIA
840Che indugi più?
 TEODELINDA
                                 Partite (Le guardie si ritirano)
 voi pur, guerrieri. Il tempo
 opportuno alla fuga or non si perda.
 FEDELE
 Andiam.
 OLIBRIO
                    Vado e tu resti? (A Placidia)
 PLACIDIA
 Resto lieta, te salvo.
 OLIBRIO
                                       Avrai ben tosto
845la libertà, se a me non manco.
 PLACIDIA
                                                         E in pace
 vedremo a’ nostri amori
 poi di un lieto imeneo splender la face.
 TEODELINDA
 Non più. (Ma la tua speme andrà fallace).
 OLIBRIO
 
    Vado, o bella, (A Teodelinda) vado, o cara, (A Placidia)
850a te grato (A Teodelinda) e per te amante. (A Placidia)
 
    Da te ho vita, (A Teodelinda) da te amore; (A Placidia)
 e farò che venga il core
 a te servo per dovere (A Teodelinda)
 e per genio a te costante. (A Placidia. S’imbarca con Fedele nella barchetta e Placidia lo accompagna fino alla riva del fiume, guardandogli dietro finché lo perde di vista)
 
 SCENA XVI
 
 TEODELINDA e PLACIDIA
 
 TEODELINDA
855Ei parte ed io rimango? Ah! Del germano
 fuggansi l’ire; e non si perda il frutto
 de l’opra mia.
 PLACIDIA
                             Che non ti deggio, amica?
 TEODELINDA
 Nulla mi dei. Chi per amor ben opra,
 trova in amore anche mercede all’opra.
 PLACIDIA
 
860   Colmi amor del suo diletto
 l’alma, il seno, il labbro, il volto.
 
    Goda il cor; goda l’affetto;
 il mio ben da’ lacci è sciolto.
 
 SCENA XVII
 
 TEODELINDA
 
 TEODELINDA
 Forza è seguir le tue vestigie, amore.
865Cor mio, non arrossirti;
 solo a farti penar serve il rossore.
 
    Core amante, assai penasti;
 è già tempo di goder.
 
    Ma ti voglio omai più ardito
870all’invito del piacer.
 
 Il fine dell’atto secondo